A partire dal 1° ottobre 2025 entreranno in vigore nuove limitazioni alla circolazione per le auto diesel con omologazione Euro 5, ovvero i veicoli immatricolati tra il 2011 e il 2015. Le misure interesseranno tre Regioni del Nord Italia: Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna. Si tratta di un ulteriore passo nella lotta all’inquinamento atmosferico, dopo il già esistente divieto per i diesel Euro 4 e precedenti.
In Lombardia, le restrizioni avranno carattere permanente. Dal lunedì al venerdì, dalle 7:30 alle 19:30, le auto diesel Euro 5 (categoria M1) non potranno circolare nei Comuni di Fascia 1, che comprendono i capoluoghi di provincia e le aree limitrofe, e nei Comuni di Fascia 2 con più di 30.000 abitanti. Tra questi ultimi si segnalano Varese, Lecco, Vigevano, Abbiategrasso e San Giuliano Milanese.
Il Piemonte adotta un approccio stagionale. Il blocco alla circolazione sarà attivo:
dal 1° ottobre 2025 al 15 aprile 2026
ogni anno, dal 15 settembre al 15 aprile,
sempre nei giorni feriali, dalle 8:30 alle 18:30, nei Comuni con oltre 30.000 abitanti. Le città interessate includono, tra le altre, Torino, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo, Moncalieri, Biella, Vercelli, Rivoli e Verbania.
In Emilia-Romagna, le limitazioni saranno permanenti a partire dal 1° ottobre 2025 e si applicheranno:
ai Comuni di pianura con più di 30.000 abitanti
all’agglomerato urbano di Bologna
I divieti saranno in vigore nei giorni feriali, dalle 8:30 alle 18:30. Altri Comuni potranno scegliere di aderire volontariamente alla misura.
Per chi non può o non vuole cambiare auto, le tre Regioni offrono un’alternativa: l’installazione del dispositivo Move-In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti). Questo sistema consente di monitorare i chilometri percorsi, permettendo di circolare entro un limite annuo stabilito in base alla classe ambientale del veicolo.
È possibile richiedere l’attivazione del servizio tramite i siti ufficiali delle Regioni.
Fonte: alvolante.it
A maggio il mercato delle autovetture conferma una sostanziale stabilità: 139.390 immatricolazioni, -0,2% rispetto alle 139.612 dello stesso mese del 2024. Nei primi cinque mesi si registrano 722.452 immatricolazioni, 3.900 in meno (-0,5%) rispetto alle 726.347 del corrispondente periodo 2024 (ma -20,6% sul 2019).
L’analisi della struttura del mercato del mese, sotto il profilo degli utilizzatori, conferma una flessione dei privati, che scendono di 1,7 punti al 49,6% del totale (51,8% nei 5 mesi, -2,2 p.p.). Le autoimmatricolazioni, scendono all’11,8% di quota (-0,8 p.p.) e al 9,4% nel cumulato (-1,2 p.p.). Il noleggio a lungo termine a maggio guadagna 1 punto, al 23,4% di quota (24,0% in gennaio-maggio, +2,8 p.p.), per la forte accelerazione delle Captive, a fronte di un calo a doppia cifra delle società Top. Il noleggio a breve termine nel mese sale al 9,3% del totale (+1,2 p.p.) e al 9,2% nei 5 mesi (+0,4 p.p.); le società salgono nel mese al 6,0% (+0,3 p.p.), al 5,6% nel cumulato (+0,1 p.p.).
Tra le alimentazioni, in maggio perdono quota i motori endotermici: il motore a benzina cede 6 punti, fermandosi al 25,9% (26,6% nei 5 mesi, -4,4 p.p.). Il diesel cede 1/3 dei volumi, al 9,9% di share (-4,6 p.p. e al 9,8% in gennaio-maggio, -5,1 p.p.). Il Gpl segna una forte accelerazione, salendo al 9,0% a maggio e confermando l’8,9% nel cumulato. Continua l’ascesa delle vetture ibride che salgono al 43,7% di share nel mese (+3,6 p.p.) e al 44,6% nel cumulato (+5,7 p.p.), con un 12,8% per le “full” hybrid e 30,9% per le “mild” hybrid in maggio. Come anticipato, le auto BEV nel mese salgono al 5,1% del totale (+1,5 p.p. e al 5,1% in gennaio-maggio, +2,2 p.p.), mentre le PHEV salgono al 6,4% (+3,1 p.p. e al 4,9% nei 5 mesi, +1,7 p.p.).
L’analisi della segmentazione mostra in maggio una flessione delle berline del segmento A, a fronte di una crescita dei Suv, rispettivamente all’8,0% e 2,3% del totale mercato. Anche nel segmento B flettono le berline (al 16,4%), mentre crescono i Suv, al 32,4% di share. Parallelamente, nel segmento delle medie (C) crescono le berline, al 5,0%, mentre cedono leggermente i Suv, al 20,3% di quota. In maggio segnano un calo consistente le berline del segmento D, allo 0,7%, a fronte di un buon incremento dei Suv al 7,4% di share. Nell’alto di gamma, stabile allo 0,2% la quota le berline e scende all’1,3% quella dei Suv. Infine, le station wagon rappresentano il 2,8% del totale, gli MPV il 2,4% e le sportive lo 0,8%.
Sul fronte delle aree geografiche, in maggio il Nord Est mantiene la leadership, con il 31,7% di quota (-1,8 p.p. e al 32,1% nei 5 mesi, -2,2 p.p.), grazie al contributo del noleggio, senza il quale scenderebbe di ben 9,5 punti, al 22,2%. Il Nord Ovest sale di 1,3 punti di quota, al 30,2% nel mese (29,0% nel cumulato, +1,2 p.p.). Il Centro Italia sale al 24,9% nel mese (+1,2 p.p., al 25,1% in gennaio-maggio), l’area meridionale scende all’8,6% e le Isole rimangono stabili al 4,6% (rispettivamente 9,0% e 4,7% nel cumulato).
Le emissioni medie di CO2 delle nuove immatricolazioni in maggio cedono il 6,4% a 113,3 g/Km e il 5,2% nei 5 mesi a 114,9 g/Km.
L’analisi delle immatricolazioni di maggio per fascia di CO2 riflette l’andamento nel mese di auto BEV e PHEV: la fascia 0-20 g/Km rappresenta l’8,1% del mercato, il 3,3% la fascia 21-60 g/Km (rispettivamente 7,4% e 2,5% nel cumulato). La fascia 61-135 g/Km rappresenta il 66,4% (67,3% nel cumulato), mentre la quota delle vetture da 136 a 190 g/Km si porta al 18,4% e quella della fascia oltre i 190 g/Km all’1,9% (rispettivamente 19,0% e 1,9% nei 5 mesi).
Fonte: unrae.it
Ad aprile il mercato automobilistico italiano mostra piccoli segnali di recupero, con circa 139.084 immatricolazioni che segnano una crescita del 2,7% rispetto alle 135.415 unità dello stesso mese del 2024.
Questo risultato contribuisce a ridurre la flessione del primo quadrimestre dell’anno a un -0,6% rispetto al 2024, con un totale di 583.038 immatricolazioni contro le 586.735 registrate tra gennaio e aprile dello scorso anno, anche se il confronto con il 2019 evidenzia ancora un gap significativo, pari al 18,2%.
L’analisi della struttura del mercato del mese, sotto il profilo degli utilizzatori, evidenzia un calo dei privati in perdita di quasi 4 punti di quota, al 47,0% del totale (52,3% nel quadrimestre, -2,3 p.p.). Le autoimmatricolazioni, in calo a doppia cifra, scendono al 10,0% di quota (-1,9 p.p.) e all’8,8% nel cumulato (-1,3 p.p.). Il noleggio a lungo termine ad aprile guadagna 1/4 delle immatricolazioni e 4,5 punti, al 25,4% di quota (24,2% nel cumulato, +3,3 p.p.), per la forte accelerazione delle Captive, a fronte di un calo a doppia cifra delle società Top. Il noleggio a breve termine nel mese sale al 12,0% del totale (+1,1 p.p.) e al 9,1% in gennaio-aprile (+0,2 p.p.); le società guadagnano 2 decimali nel mese, al 5,6%, stabili al 5,5% nel cumulato.
Tra le alimentazioni, in aprile il motore a benzina cede 3,6 punti, al 27,3% (26,7% nel quadrimestre, -4,1 p.p.). Il diesel, con sostenuti cali in volume, si ferma nel mese al 9,9% di share (-4,5 p.p. e al 9,8% in gennaio-aprile, -5,2 p.p.). Il Gpl cede 1,3 punti, portandosi al 7,9% nel mese e all’8,9% nel cumulato (-0,5 p.p.), il metano immatricola una vettura nel mese e nel quadrimestre. Continua l’ascesa delle vetture ibride che salgono al 44,3% di share nel mese (+4,6 p.p.) e al 44,9% nel cumulato (+6,3 p.p.), con un 12,7% per le “full” hybrid e 31,6% per le “mild” hybrid in aprile. Come anticipato, le auto BEV nel mese salgono al 4,8% del totale (+2,5 p.p. e al 5,1% in gennaio-aprile, +2,3 p.p.), mentre le PHEV salgono al 5,7% (+2,4 p.p. e al 4,6% nel quadrimestre, +1,4 p.p.).
L’analisi della segmentazione mostra in aprile una flessione delle berline del segmento A, a fronte di una crescita dei Suv, rispettivamente all’8,3% e 1,9% del totale mercato. Anche nel segmento B flettono le berline (al 18,2%), mentre crescono i Suv, al 31,9% di share. Nel segmento delle medie (C) crescono sia le berline, al 4,8%, che i Suv, al 19,6% di quota. In aprile segnano una flessione le berline del segmento D, allo 0,7%, a fronte di un incremento dei Suv al 6,4% di share. Nell’alto di gamma, scende allo 0,1% la quota le berline e recupera all’1,6% quella dei Suv. Infine, le station wagon rappresentano il 3,2% del totale, gli MPV il 2,7% e le sportive lo 0,8%.
Sul fronte delle aree geografiche, in aprile il Nord Est, seppur in calo di un punto di quota, rimane market leader con il 34,2% (32,2% nei 4 mesi, -2,3 p.p.), grazie al contributo del noleggio, senza il quale scenderebbe di ben 11,2 punti, al 23,0%. Il Nord Ovest guadagna quasi 2 punti di quota, al 29,0% nel mese (28,8% nel cumulato, +1,2 p.p.). Il Centro Italia sale al 24,2% in aprile (+0,9 p.p., al 25,2% in gennaio-aprile), l’area meridionale scende all’8,1% e le Isole al 4,5% (rispettivamente 9,1% e 4,8% nel cumulato).
Le emissioni medie di CO2 delle nuove immatricolazioni in aprile cedono il 6,2% a 114,3 g/Km e il 4,9% nel quadrimestre a 115,3 g/Km.
L’analisi delle immatricolazioni di aprile per fascia di CO2 riflette l’andamento nel mese di auto BEV e PHEV: la fascia 0-20 g/Km rappresenta il 7,4% del mercato, il 3,1% la fascia 21-60 g/Km (rispettivamente 7,2% e 2,3% nel cumulato). La fascia 61-135 g/Km rappresenta il 67,2% (67,5% nel cumulato), mentre la quota delle vetture da 136 a 190 g/Km si porta al 18,5% e quella della fascia oltre i 190 g/Km al 2,0% (rispettivamente 19,1% e 1,9% nel 1° quadrimestre).
Fonte: unrae.it
In Italia ci sono 694 automobili ogni mille abitanti, un dato che colloca il nostro Paese al vertice della classifica europea per tasso di motorizzazione. Un confronto con la media dell’Unione Europea, che si attesta a 571 auto per mille abitanti, evidenzia quanto la presenza di veicoli privati sia radicata nella nostra quotidianità. Dal 2018 al 2023, il numero di auto in circolazione è aumentato del 6,4%, passando da 652 a 694 ogni mille abitanti, ovvero 42 veicoli in più ogni mille persone. Questi dati provengono da un’analisi dell’Osservatorio Autopromotec basata su fonti ACI ed Eurostat.
L’aumento del tasso di motorizzazione si riflette anche nelle principali città metropolitane italiane. Tra il 2018 e il 2023, Reggio Calabria ha registrato la crescita più significativa, con un incremento dell’11,5% (da 681 a 759 auto ogni mille abitanti). Seguono Napoli (+8,5%), Bari (+6,7%), Venezia (+6,3%) e Roma (+5,8%). Aumenti più contenuti si sono registrati a Firenze (+4,3%), Bologna (+4%), Milano (+3,5%), Torino (+2,9%) e Genova (+2,3%).
Questa elevata densità di automobili è sintomatica di un problema strutturale: le carenze del trasporto pubblico. In molte aree del Paese, la scarsa efficienza e copertura del servizio pubblico spingono i cittadini a fare affidamento sull’auto privata per gli spostamenti quotidiani.
L’Osservatorio Autopromotec sottolinea come questa diffusione capillare di veicoli imponga una particolare attenzione alla loro efficienza e sicurezza. È fondamentale, quindi, adottare comportamenti responsabili, come eseguire regolarmente la manutenzione programmata e rispettare le scadenze per le revisioni obbligatorie. Solo così si può garantire un parco auto sicuro e sostenibile nel tempo.
Fonte: Autopromotec
A marzo il mercato italiano delle autovetture inverte il trend dei mesi precedenti, segnando una crescita del 6,2%, con 172.223 immatricolazioni rispetto alle 162.140 dello stesso mese del 2024. Il primo trimestre dell’anno chiude con una flessione dell’1,6%, attestandosi a 443.906 immatricolazioni, contro le 451.320 di gennaio-marzo 2024, ma in pesante calo (-17,5%) rispetto al periodo pre-covid (2019).
La quota di mercato delle auto elettriche pure (BEV) a marzo sale al 5,4%, in aumento rispetto al 5,0% di febbraio e rispetto al 3,3% di marzo 2024, periodo però penalizzato dall’attesa per l’avvio degli incentivi. Le auto ibride plug-in (PHEV) confermano la stessa quota di mercato di febbraio al 4,5%, in crescita rispetto al 3,5% di marzo 2024.
L’analisi della struttura del mercato del mese, sotto il profilo degli utilizzatori, evidenzia un lieve calo dei privati in perdita di 3 punti di quota, al 46,7% del totale (54,0% nel trimestre, -1,7 p.p.). Le autoimmatricolazioni cedono 1/4 dei volumi, scendendo all’8,1% di quota (-3,4 p.p.) e all’8,4% nel cumulato (-1,2 p.p.). Il noleggio a lungo termine a marzo recupera 1/3 delle immatricolazioni, guadagnando 5,5 punti, al 26,6% di quota (23,8% nel cumulato, +3,0 p.p.), per la forte accelerazione delle Captive, a fronte di un calo delle società Top. Il noleggio a breve termine cresce nel mese in volume e in quota, al 13,3% del totale (+0,9 p.p.); nel 1° trimestre conferma l’8,3% come nello stesso periodo 2024. Le società rimangono stabili in quota sia nel mese, al 5,3%, che nel cumulato, al 5,5%.
Tra le alimentazioni, in marzo il motore a benzina cede 4,4 punti, al 26,7% (26,5% nel trimestre, -4,3 p.p.). Il diesel perde altri 5 punti e si ferma nel mese al 10,2% di share (9,8% in gennaio-marzo, -5,4 p.p.), mentre il Gpl – con una lieve crescita in volume – cede 0,2 punti, portandosi al 7,7% nel mese e al 9,2% nel cumulato (-0,3 p.p.); il metano non immatricola autovetture nel mese e nel trimestre. Le vetture ibride salgono al 45,4% di share nel mese (+6,4 p.p.) e al 45,0% nel cumulato (+6,8 p.p.), con un 12,8% per le “full” hybrid e 32,6% per le “mild” hybrid in marzo. Come anticipato, le auto BEV nel mese salgono al 5,4% del totale (+2,1 p.p. e al 5,2% in gennaio-marzo, +2,3 p.p.), mentre le PHEV salgono al 4,5% (+1,0 p.p. e al 4,2% nel trimestre, +1,0 p.p.).
L’analisi della segmentazione mostra in marzo una flessione delle berline del segmento A, a fronte di una crescita dei Suv, rispettivamente all’8,9% e 1,9% del totale mercato. Anche nel segmento B flettono le berline (al 18,0%), mentre crescono i Suv, al 30,3% di share. Nel segmento delle medie (C) crescono sia le berline, al 4,9%, che i Suv, al 20,8% di quota. In marzo segnano una crescita le berline del segmento D, all’1,3% e i Suv al 6,7% di share.
Nell’alto di gamma, cedono un decimo di punto di quota le berline (allo 0,2%) e lo recuperano i Suv, all’1,5%. Infine, le station wagon rappresentano il 2,8% del totale, gli MPV il 2,2% e le sportive lo 0,7%.
Sul fronte delle aree geografiche, in marzo il Nord Ovest conferma il secondo posto pur salendo di 1,9 punti, al 28,4% (28,7% nei 3 mesi). Il Nord Est – seppur in calo in volume – riesce a mantenere la leadership, anche se in perdita di 2,7 punti di quota, al 35,5% di share (31,6% nel cumulato), grazie al contributo del noleggio, senza il quale scenderebbe di ben 12,6 punti, al 22,9%. Il Centro Italia guadagna 2,3 punti, al 23,9% (25,5% in gennaio-marzo), l’area meridionale scende all’8,0% e le Isole al 4,2% (rispettivamente 9,4% e 4,8% nel cumulato).
Le emissioni medie di CO2 delle nuove immatricolazioni in marzo cedono il 4,4% a 115,0 g/Km; 115,6 g/Km nel trimestre (-4,5%).
L’analisi delle immatricolazioni di marzo per fascia di CO2 riflette l’andamento nel mese di auto BEV e PHEV: la fascia 0-20 g/Km rappresenta il 7,5% del mercato, il 2,4% la fascia 21-60 g/Km (rispettivamente 7,2% e 2,1% nel cumulato). La fascia 61-135 g/Km rappresenta il 66,8% (67,6% nel cumulato), mentre la quota delle vetture da 136 a 190 g/Km si porta al 19,9% e quella della fascia oltre i 190 g/Km all’1,8% (rispettivamente 19,3% e 1,9% nel 1° trimestre).
Fonte: unrae.it
E’ stato recentemente pubblicato un nuovo decreto che andrà a modificare le verifiche sulle attrezzature dei centri revisione; riportiamo di seguito l’articolo pubblicato da Autopromotec, in data 31.03.2025, che spiega nel dettaglio tutte le novità.
Un piccolo terremoto sta avvenendo nel mondo delle revisioni, generato da un decreto dal titolo poco poetico: “verifiche della conformità metrologica sulle attrezzature tecniche per la revisione dei veicoli a motore e dei loro rimorchi dei centri di controllo”.
Per introdurre il tema in poche parole, con questo decreto viene regolamentato l’obbligo di revisionare periodicamente tutte le attrezzature utilizzate per effettuare le revisioni periodiche dei veicoli a motore.
Chi è già del settore si potrebbe chiedere dove sia la novità e quale sia il terremoto: già oggi le strumentazioni in uso presso i centri di revisione devono essere periodicamente verificate, perché la normativa vuole che solo le strumentazioni che mantengono i loro requisiti metrologici nel tempo possono essere usate per valutare se un veicolo passi o meno la revisione periodica obbligatoria.
La grossa novità è che queste attività di verifica, in gergo “verifica della conformità metrologica”, verranno collegate e sottoposte agli standard internazionali di conformità metrologica, ISO 17020 ed ISO 17025, che sono applicati da anni in molti settori e che per colleghi di altri paesi europei sono ormai la normalità.
Il terremoto di cui parlavamo ad inizio articolo coinvolgerà, infatti, la filiera che si occupa dell’attività di verifica degli strumenti. Per loro, questo nuovo regolamento comporta modifiche importanti nel modus operandi e nuovi obblighi da rispettare.
Secondo il nuovo decreto infatti, potranno eseguire la verifica degli strumenti, sia di pre-esercizio, sia periodica, solo quei soggetti che otterranno l’accreditamento per almeno una delle normative ISO sopra menzionate, da ottenere presso ACCREDIA, l’ente italiano di accreditamento.
Non parliamo però di un mero passaggio documentale aggiuntivo, ma di riuscire a dimostrare la terzietà, ovvero il non coinvolgimento rispetto alle attività produttive e commerciali legate agli strumenti.
Se con le normative finora vigenti è normale che le verifiche periodiche degli strumenti impiegati nelle revisioni siano effettuate dalle stesse società che si occupano anche della loro commercializzazione, installazione e riparazione, con il nuovo decreto si impone il principio di terzietà, per cui tali società non potranno più fare contemporaneamente sia le verifiche metrologiche, sia le attività commerciali e di riparazione.
Questo cambiamento non è frutto di una decisione repentina, anzi, è il parto di molte discussioni e consultazioni, con un processo decisionale durato a lungo; addirittura ci sono stati incontri sul tema nel lontano 2013, proprio per il forte impatto che il principio di terzietà, se applicato rigorosamente, avrebbe sulla filiera esistente delle verifiche periodiche nelle revisioni, portando la maggioranza degli autorizzati attuali, se non tutti, a non avere i requisiti per proseguire.
A riconoscimento della complicata situazione attuale, il decreto addolcisce la pillola per la filiera, dando la possibilità anche a chi rispetta i requisiti di terzietà di “tipo C”, il meno rigoroso, di ottenere l’accreditamento.
Tali requisiti di tipo C, infatti, permettono ad una società coinvolta nella produzione, commercializzazione o riparazione di strumenti, di fare anche attività di verifica, purché queste attività di verifica siano terze rispetto alle attività commerciali o purché sia possibile dimostrare che tale coinvolgimento non comprometta i risultati della verifica metrologica.
Viene quindi lasciata aperta una porta a quelle aziende che riusciranno a ristrutturarsi in maniera tale da poter separare l’attività di verifica da quella commerciale, per esempio con personale dedicato solo alle verifiche.
Un’altra novità di questo decreto è l’introduzione della “verifica di pre-esercizio”, una nuova verifica metrologica che non esisteva in precedenza, da effettuare obbligatoriamente su tutti i nuovi strumenti.
Essa deve essere effettuata prima della messa in esercizio dello strumento ed è nelle intenzioni dell’amministrazione una sorta di “battesimo metrologico”, a partire dal quale lo strumento inizia la sua vita lavorativa, verifica dopo verifica, fino al giorno in cui verrà rimosso dal centro revisioni per obsolescenza, per incapacità di rispettare i requisiti metrologici o per una rottura irreparabile.
Dal punto di vista dei centri revisione, questo “battesimo” della verifica di pre-esercizio sarà il cambiamento più palese, poiché è un passaggio metrologico aggiuntivo da svolgere là dove lo strumento andrà ad operare, quindi trattasi di un nuovo requisito, con un suo costo e senza il quale lo strumento non può essere utilizzato.
Con queste due importanti novità, resta da vedere se questo nuovo decreto porterà alla nascita di realtà specializzate nella verifica metrologica degli strumenti, completamente terze, oppure se gli attori attuali riusciranno a mantenere l’attività di verifica metrologica.
Il decreto prevede un periodo transitorio di 24 mesi entro il quale chi è interessato può acquisire l’accreditamento Accredia necessario per continuare ad operare in continuità; due anni possono sembrare tanti, ma non è detto che le tempistiche di accreditamento siano brevi, soprattutto se saranno molti gli attori a fare domanda contemporaneamente.
Sicuramente, sia la nuova verifica di pre-esercizio, sia l’obbligatorietà per chi effettua le verifiche metrologiche, di dover ottenere, e poi mantenere, un accreditamento concentrato sulla loro terzietà ed indipendenza, saranno un importante elemento per rafforzare negli automobilisti italiani la fiducia nel sistema delle revisioni.
Con un parco circolante che continua ad invecchiare, è importante poter contare sul corretto funzionamento degli strumenti usati per valutare se i veicoli che circolano sulle nostre strade lo stiano facendo in condizioni di sicurezza.
Fonte: Autopromotec
Il parco auto italiano continua a mostrare segnali di arretratezza rispetto ad altri mercati europei. Secondo un’elaborazione dell’Osservatorio Autopromotec (risalente a fine 2024) su dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, solo il 24,8% delle vetture in circolazione è stato immatricolato negli ultimi cinque anni. Di conseguenza, il restante 75,2% è composto da auto immatricolate prima del 2018, evidenziando un’età media elevata del parco circolante.
Analizzando i principali mercati automobilistici dell’Unione Europea e del Regno Unito, emerge che il Belgio è il Paese con la maggiore quota di veicoli di recente immatricolazione: il 35,5% del totale. Seguono la Germania (32,2%), i Paesi Bassi (29,2%) e la Francia (25%), che si posiziona leggermente sopra il dato italiano.
Nonostante la percentuale italiana sia superiore a quella del Regno Unito (19,5%), della Repubblica Ceca (19%) e della Spagna (17,7%), l’età media delle vetture in Italia si attesta a 12,5 anni, una delle più alte in Europa. Un dato significativamente superiore a quello di Francia (11 anni), Germania (10,1 anni) e Regno Unito (8,6 anni).
L’età avanzata del parco auto in circolazione ha ripercussioni negative sia sull’ambiente che sulla sicurezza stradale. Di conseguenza, in Italia è ancora più necessario rispetto ad altri Paesi garantire una manutenzione costante ed efficiente dei veicoli.
Fonte: Autopromotec
Il servizio di post-vendita è un fattore fondamentale nell’acquisto di un’auto? Gli italiani si rivolgono maggiormente alle officine ufficiali o preferiscono i meccanici indipendenti? E quali brand risultano più affidabili per l’assistenza post-vendita? Sono queste le domande a cui ha cercato di rispondere una nuova indagine istantanea, intitolata “Il valore del post-vendita”, condotta da Areté, una società leader nella consulenza strategica, nel mese di febbraio.
Dai risultati dell’indagine emerge che più di 6 intervistati su 10 possiedono un’auto da oltre 3 anni, acquistata principalmente in base al rapporto qualità/prezzo (indicato dal 56% del campione) e alla qualità del veicolo (per il 25%). Il 41% dei rispondenti non prevede l’acquisto di una nuova vettura nei prossimi due anni.
Quando è stato chiesto quanto sia importante, su una scala da 0 a 5, il servizio di post-vendita, la media delle risposte ha raggiunto un punteggio elevato di 4,3, evidenziando così l’importanza di una gestione corretta dell’auto dopo l’acquisto per garantirne la longevità e il mantenimento delle prestazioni.
In dettaglio, quasi tutti i rispondenti (97%) concordano sul fatto che il tagliando alle scadenze prestabilite sia essenziale per il buon funzionamento dell’auto, ma solo il 59% degli italiani si affida ai concessionari autorizzati per eseguire tale operazione. Inoltre, solo il 46% si rivolge alla rete ufficiale in caso di guasto tecnico.
Ma come valutano le officine? La maggior parte degli intervistati (quasi il 90%) si dichiara soddisfatta sia dei tempi per fissare un appuntamento che per quelli necessari per effettuare il tagliando. Solo il 39% del campione, però, resta in officina ad attendere la riconsegna del veicolo.
I clienti fedeli alla rete autorizzata rimangono tali principalmente per la maggiore affidabilità delle officine ufficiali. Al contrario, coloro che scelgono meccanici al di fuori della rete ufficiale lo fanno principalmente per motivi economici, come indicato dal 47% degli intervistati.
Infine, in merito ai brand più affidabili nel post-vendita, gli italiani non nutrono dubbi: i marchi tedeschi e le officine FIAT sono i più apprezzati.
Fonte: Analisi Aretè